IZMIR La mia citta'

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IZMIR / Konak

domenica 6 settembre 2015

I TURCHI

Le persone Turche
 
 

Bambino vestito dell'epoca Ottomana atto a dimostrargli l'importanza della bandiera Turca  


Quando arrivai per la prima volta in Turchia nel 2003 non riuscii per anni a rendermi conto di dove fossi atterrato. Vuoi che lavoravo in un'azienda locale, coccolato e assistito da gente del posto, vuoi perche' non mi interessava piu' di tanto, vivevo perche' era bello ed il posto nuovo mi appariva come un'avventura un po' incoscente.

Ora penso che se non mi fossi ''buttato'' forse sarei ancora in Italia ha combattere per il lavoro che non c'era e con la speranza di non si sa cosa. Soprattutto nel mio settore, gli occhiali, il Cadore aveva veramente assunto un paesaggio triste e tutto sembrava essere perso.

Cominciai a lavorare in questa azienda turca che aveva aperto un'altra filiale in una zona franca e tutto mi riportava indietro ad i miei inizi in Cadore. Lavoro, benessere, grandi progetti e futuro assicurato.

Nel frattempo cominciai ha borbottere qualche parola in turco e cominciai a capire un po' dei turchi ed ha visitare la Turchia nelle domeniche di riposo dal lavoro.

La Domenica si andava al mare e li con poco si mangiava il pesce che pero' era sempre il branzino o l'orata. Buono e appena pescato. Vedevo pero' che la gente era povera e per te avrebbero fatto qualsiasi cosa.

Non era proprio per te ma per il tuo portafogli!

Ad oggi posso dire che il turco ha sempre qualche ragione per provare ad avvantaggiarsi della tua buona fede . Lo fa con tecniche di amicizia ed ha una gran dose di pasienza. Lui pensa sempre che tu straniero abbia grandi possibilita' economiche e quindi se gli dai qualcosa Allah ti ricompensera'.

Allah e' in quasi tutte le persone e se fai qualcosa o se aspetti qualcosa e' perche' Allah ti ha detto di fare cosi. Nel trattempo pero' ti dicono no ho soldi, non ho la macchina e sono povero' ma non lavoro...

Le scuse in questo senso non finiscono mai ed e' un continuo rimandare a domani un po' su tutti i fronti.

Dopo tanti anni posso e devo dire che la vera Turchia e' ancora questa.

Il turco lo vedi passare con sporte di pane che per lui e' sacro e buttarlo
e' (günah) un peccato  e Allah ti punira'.
E' una sorta di riempimento di panca a basso costo.
Sono anch'io mezzo turco e questa cosa di non usare impropiamente
il cibo lo apprezzo e rispetto il loro comportamento.

Diciamo che alle volte le priorita' potrebbero essere altre.

Il popolo turco si adegua e sembra che pensare sia uno sforzo enorme e tutto debba
andare avanti cosi perche' un'altro modo non c'e'.

Ma e' sempre frutto della loro pigrizzia.

Non riesco ancora ha capire perche' pur avendone estremo bisogno non abbiano la voglia e l'intelligenza di studiare o di adoperarsi per cambiare.

Tutte le mie prove fatte sono sempre state inutili.

La riprova l'ho avuta negli ultimi due anni di lavoro presso un'azienda locale di produzione occhiali cercando in tutti i modi di modificare la loro filosofia di copiare modelli che funzionano ed hanno vendite quasi sicure con la filosofia di avere collezzioni pensate appositamente per i loro mercati.

Ma copiare e' piu' facile e piu' veloce e anche meno caro!

Secondo me questa' e' la verita' per cui la Turchia non ha mai sfornato grandi marchi innovativi e di qualita'. Noi in Europa abbiamo la moda, la aute, il cibo ecc e forse questa e' una possibilita' di insegnare ai turchi esportando il nostro know how.

Questa e' un po' la mentalita' del turco medio e non si cambia.

Concludo questo post che riguarda il turco persona spezzando una lancia
a favore di questo popolo che e' anche il motivo per cui molti gruppi
importanti Italiani si spostano qua ha produrre.

Questa gente se pur magari senza troppa organizzazzione possono lavorare molto
12 / 15 ore al giorno.
Non ci sono controlli o burocrazia chi li aiutano e prendono veramente
poco se l'ho confrontiamo con il caro vita locale.

E' la ricchezza della Turchia quella di avere gente che ancora non puo' ribellarsi
ed a mio avviso anche ed ancora un pizzico di ignoranza di un popolo
dalla storia millenaria.








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