IZMIR La mia citta'

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IZMIR / Konak

martedì 8 settembre 2015

RAPPRESENTANZA OCCHIALI


 PRİME ESPERİENZE LAVORATİVE IN TURCHIA

Era l'estate del 2003 ad Izmir faceva un caldo torrido. Mi portarono nella sede principale
della Standard Gözlük (Standard Occhiali). Li vi lavoravano gia' altri 3 italiani
e la prima cosa che mi dissero fu non riuscirai a dormire.

Io invece riuscii a farlo  fino a che verso le 5 del mattino la moschea vicino a csa mia
non inizio' a chiamare i fedeli per la preghiera mattutina.

Le moschee come sapete hanno fortissimi autoparlanti e difficilmente
passano inosservate.

Oggi questa fabbrica e' stata rilevata da Luxottica .

I tre fratelli ebrei allora padroni della Standard Gözlük erano gia' da anni
i ditributori dei marchi del colosso degli occhiali italiano

L'azienda era bene attrezzata con macchinari italiani e l'organizzazzione
assomigliava molto ha quella nostra.

Gli operai invece sembravano diversi con le scarpe tipo prima comunione
a volte calzate come ciabatte, ed i pantaloni con la piega. Inoltre l'approccio
al lavoro mi sembrava un po' pıu' alla buona.

Pochi arrivavano con la propria auto che era comunque 
molto vecchia ma si riconoscevano dal rumore del ''marmittone''.

Il resto arrivavano con un piccolo minibus (dolmuş) che passava
a ricuperarli un po' dappertutto in giro per la citta'.

Dalle 8 del mattina ora di inizio lavorativa si poteva andare avanti anche fino
alle 10 di sera.
Normalmente alle 18 sarebbe stata l'ora di andare
ma il piu' delle volte arrivava una telefonata in repardo che diceva
''masaj var'' si continua. Nessuno poteva farci niente anche perche'
avrebbero comunque dovuto aspettare il bus per il ritorno.

In quei momenti pensavo all'Italia e ha chi magari aveva gia' preso
un'appuntamento al campo da tennis.

Questi ragazzi oltre a non avere nessuna possibilita' erano sfruttati
e quando prendevano lo stipendio gli bastava si e no per qualche giorno.

Ecco la grande differenza che ancora oggi esiste qui in Turchia.

Riflessione: sara' per questo che la Turchia e' ancora un paese in piena evoluzione?

Riuscire a tenere i prezzi bassi magari con un po' meno di qualita' e' la chiave
per tenersi sulla cresta dell'onda?

Sicuramente va tutto a vantaggio degli investitori stranieri che portando
qua anche la qualita' chiudono un cerchio difficile da avvicinare in Europa.

Questo e' stato il mio posto di lavoro fino a che l'avviamento e la produzione
arrivarono a standard accettabili.

Dopo un breve periodo in Italia pero' ritornai con la convinzione
che avrei potuto vendere in Turchia occhiali per il semplice fatto che erano 
per loro delle novita'. 

Arrivai in Turchia con un prodotto in acciaio genium con doppie aste
che quando lo aprivi potevi volendo anche appiattirlo.

Fu un successo e piaceva quasi a tutti solo che mi davano delle cartelle rosa
e mi dicevano che avrebbero saldato poi a rate. Io le cambiali non le avevo
mai viste...

Oltre alle estenuanti trattative che includevano anche una certa quantita' di çay (te')
da bere, il problema era proprio il pagamento. Corri a destra e sinistra per ritarare
qualche acconto, ritorna  perche' il padrone non c'e' e via dicendo.

Nota positiva era comunque la vita, andare in giro fermarsi per qualche panino
col döner, il mare ed il sole per molti periodi all'anno erano tutte
situazioni che alleviavano il dolore dell'organizzazzione dei turchi.

Ad oggi dopo molti anni e con l'esperianza acquisita andare a vendere occhiali
e' meno faticoso soprattutto per la selezione dei clienti.

Purtroppo la Turchia gira ancora con questo sistema e per i fornitori
e rappresentanti che si occupano anche dell'incasso e' davvero un'avventura.
Fortunatamente si sta' aprendo la tendenza ad usare le macchinette
per l'incasso con carta di credito. Il Pos.

Naturalmente ci sono sempre quelli che fanno fatica ad abituarsi
ai sistemi soprattutto quando bisogna pagare.

In questo caso e' meglio rinunciare alla vendita.

Una conclusione forse amara, quella che la Turchia ci mettera' ancora molti anni
ha mettersi a norme CE, ma forse sarebbe meglio per loro che quel
giorno non arrivasse mai...

Luigino De Zordo





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